Significato di BRICS: cos’è l’acronimo, spiegazione, storia e news

Per BRICS si intende il raggruppamento di cinque stati, che in virtù di uno sviluppo economico significativo e con una certa influenza politica, hanno deciso di unirsi condividendo un comune obiettivo. L’acronimo altro non è che il raggruppamento dalle iniziali dei Paesi membri. Sono questi infatti che includono buona parte della popolazione mondiale, (stimata in circa 3,5 miliardi di persone), hanno abbondanti risorse strategiche naturali, oltre ad avere un PIL (prodotto interno lordo) costantemente in crescita.

Significato di BRICS : l’acronimo in italiano e spiegato parola per parola

Come detto in precedenza, ogni lettera dell’acronimo rappresenta quindi l’iniziale di un Paese membro. Brasile, Russia, India e Cina. Oltre agli stati sopracitati, la S aggiunta successivamente sta ad indicare il Sud Africa; oltre a questi, si è propensi ad includere nel gruppo anche l’Arabia, l’Argentina, gli Emirati Arabi e l’Iran.

Storia dei BRICS

È stato un banchiere di nome Jim O’Neil, nel 2001, ad utilizzare per la prima volta la sigla BRIC, acronimo dei primissimi Stati membri, Brasile, Russia, India e Cina, sottolineando in realtà che molti dei mercati di questi Paesi fossero particolarmente appetibili per gli investitori esteri.

Fondamentalmente i leader di questi Paesi, consapevoli delle loro potenziali capacità a livello globale, hanno come obiettivo principale quello di far sparire il dollaro come unica valuta accettata per gli scambi internazionali compresi quelli degli stessi Paesi dei BRICS. Questo proposito, se fosse messo in atto, creerebbe un forte contrappeso negli scambi economici attualmente in uso in Occidente, ripercuotendosi in maniera evidente e probabilmente pesante anche nella politica e nell’economia occidentale.

Per quanto accomunati dagli stessi obiettivi, è vero anche che tutti gli Stati aderenti questo progetto, sono profondamente diversi tra loro. Le differenze sono riscontrabili a livello sociale, politico ed economico. Non stupisce il fatto che a tutt’oggi non si possono associare ai BRICS particolari iniziative degne di nota. Gli Stati membri si sono uniti più volte da quando il gruppo è stato costituito. 

Nel vertice di Johannesburg, aperto in questi ultimi giorni, sono stati chiamati a presenziare tutti i leader dei paesi firmatari. Prevedibile è l’assenza di  Vladimir Putin, impossibilitato a presenziare a causa del mandato di arresto della Corte Penale Internazionale che pende nei suoi confronti; l’accusa mossa nei confronti del leader russo è quella di crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Ucraina.

Quindi all’interno non sono poche le perplessità dei vari stati membri. Un esempio lampante è proprio quello della posizione del leader russo. Non sembra opportuno in questo momento storico, stringere alleanze di sorta con lui per una mera questione di diplomazia. D’altro canto, proprio a causa della destabilizzazione conseguita all’invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina, la Cina ha spinto per allargare l’ammissione al gruppo anche a nuovi Stati per avere un peso specifico maggiore. Sarebbe utile a questo punto ricordare che comunque tra i vari Stati non sempre i rapporti politici possono essere definiti distesi. Le diversità sono evidenti anche a livello di organizzazione politica, culturale e sociale in generale.

È forse per questa ragione che al momento, nonostante ripetuti impegni, i BRICS non hanno ancora avuto un ruolo specifico ne particolarmente  significativo rispetto al programma prefissato.

Perché oggi si parla molto dei BRICS?

È dal 22 al 24 agosto scorso che si è tenuta la XV riunione annuale che vede uniti gli Stati dei Brics. Svanita la curiosità intorno alla presenza del leader russo Putin, il gruppo punta sulla forza reale generata. Basti pensare che negli ultimi venti anni il valore del Pil del gruppo è cresciuto in maniera esponenziale. È da considerarsi che la Cina ha un potere trainante che surclassa tutti gli altri Stati membri. Avevamo già accennato a differenze piuttosto ampie sul piano geopolitico degli Stati membri, e talune differenze, sono talmente incolmabili che non operano a favore della realizzazione del progetto. È stata proprio la città di Pechino, già nel 2017, a proporre un allargamento del blocco che dovrebbe chiamarsi BRICS Plus. Gli Stati interessati ad aderire sarebbero secondo le stime più di 40.

Al termine dell’ultima riunione, svoltasi ad Agosto, sono stati annunciati nuovi membri che saranno invitati ad entrare nel gruppo a partire dal primo gennaio 2024, ovvero: Argentina, Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Un’altra delle ragioni per le quali, ultimamente, si parla spesso dei BRICS è anche lo scopo fondamentale che questo raggruppamento persegue. Esso è nato infatti con l’obbiettivi principale di contrapporsi all’egemonia economica degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Sempre nel corso dell’ultima riunione a Johannesburg, il gruppo ha manifestato la volontà di volersi strutturare con regole e criteri ben precisi. Seppure, la Russia sia stata l’artefice della creazione di questo gruppo, è, ad oggi, la Cina che preme per allargarne i confini e far entrare nuovi membri. Tra i punti cardine decisi in quest’ultimo summit, c’è anche la volontà da parte dei paesi membri, di creare uno statuto ben preciso con dei principi e dei criteri di adesione e quindi di poter essere operativi nel concreto.