Tasse Trading Online, Forex e opzioni binarie: come fare la dichiarazione dei redditi

Anche se non siete diventati ricchi investendo col trading online, nel Forex o nelle opzioni binarie, se avete ottenuto delle plusvalenze dovete dichiararle al fisco, e l’Agenzia delle Entrate ha recentemente chiarito le procedure da seguire. Essendo inoltre il settore degli investimenti online un settore in costante crescita, dato il fascino che suscita un po’ in tutti noi, è normale che sia regolamentate e che si debbano seguire delle regole anche riguardo l’adempiere al pagamento delle tasse relativo a quanto si riesce ad ottenere in questo modo. Purtroppo non sempre le leggi sono abbastanza chiare da non incorrere in errori, per cui è necessario stare attenti.

Tasse Trading Online: regole Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate per fortuna ha provveduto a chiarire alcuni dubbi dei trader meno esperti con la risoluzione 71/E pubblicata il mese scorso, a settembre 2016. Vediamo insieme prima di tutto come funziona la tassazione di questo tipo di investimenti, cosa fare in sede di dichiarazione dei redditi, e cosa è stato specificato da poco dall’Agenzia delle entrate.

Dichiarazione dei redditi sugli investimenti, cosa sapere prima di pagare le tasse

Prima di tutto è necessario chiarire che esistono due diversi tipi di regime fiscale applicabili agli investimenti online. Il primo regime è il regime costituivo, che prevede che sia la presenza di un broker a fungere da intermediario tra l’investitore e l’investimento in qualche modo. In questo caso il broker è tenuto a calcolare in prima persona e poi a pagare l’imposta, calcolata in base al guadagno ottenuto grazie all’investimento effettuato. Il guadagno, chiamato in gergo plusvalenza, è la somma sulla quale vanno calcolate le tasse da pagare, che ricordiamo in questo regime vengono versate direttamente dal broker, esentando il trader a dover adempiere di suo al versamento contributivo.

L’altro regime possibile si chiamo regime dichiarativo. In questo caso è previsto l’obbligo da parte del trader/contribuente di dichiarare le eventuali plusvalenze derivanti dai propri investimenti. Le plusvalenze vanno dichiarate in sede di denuncia dei redditi. Per adempiere al proprio dovere a livello contributivo è necessario che il contribuente/investitore compili il modello Unico. Se non siete pratici e non siete sicuri riguardo alla compilazione e come fare la dichiarazione dei redditi vi invitiamo a rivolgervi al vostro commercialista o consulente, specificando di aver ottenuto determinati guadagni dal trading online che dovete dichiarare, così da poter poi effettuare il pagamento tramite F24.

Quanto si paga di tasse sul trading online: Forex e opzioni binarie

Fino a poco tempo fa la tassazione sui guadagni risultanti da investimenti come il trading online, il Forex o le opzioni binarie rispondeva ad un aliquota fissa del 20%, a prescindere dal reddito di colui che effettua investimenti. Ad oggi sono stati equiparati i guadagni derivanti da investimenti sulle opzioni binarie alle rendite derivate dal trading di qualunque piattaforma online riconosciuta dall’Unione Europea. Inoltre l’Agenzia delle Entrate con una risoluzione del 2001 ha equiparato il Forex agli strumenti finanziari derivati. Tutto questo ha portato le tassazioni sulle plusvalenze di questi prodotti ad essere tutte pari al 26%, in seguito alla manovra approvata dal governo Renzi entrata in vigore a partire dal primo gennaio 2014. Ricordiamo che in caso di perdite, anche queste vanno dichiarate in sede di denuncia dei redditi in quanto sono deducibili. Le perdite vanno conteggiate e inserite nel modello Unico al rigo RT45 e sono deducibili fino ad un massimo del 62,50% del totale.

Al di là delle molte specifiche dettagliate in merito alle perdite, e a come dichiararle per poterle portare in deduzione, ciò che interessa di quanto specificato dalle Agenzie delle Entrate riguarda gli investimenti effettuati tramite broker esteri. Infatti, in quanto non rientranti nell’UE teoricamente non sono sottoposti alle leggi degli stati facenti parte dell’Unione. L’Agenzia ha in merito specificato che questo tipo di rapporti rientra necessariamente tra i contratti derivati e altri rapporti finanziari stipulati al di fuori dello Stato. Pertanto devono essere dichiarati nel quadro RW, in quanto possono produrre redditi che possono dover essere sottoposti a tassazione in Italia.