Investimenti rischiosi in obbligazioni e prodotti finanziari: come individuarli

Il crack bancario dei quattro istituti di credito italiani (Banca Marche, Popolare Etruria e Lazio, CariFerrara e CariChieti) ha acceso i riflettori sulle obbligazioni subordinate e su vari prodotti finanziari ad alto rischio per i risparmiatori. Forniamo qui alcuni consigli su come distinguere (e possibilmente evitare) gli investimenti più rischiosi, al fine di proteggere i soldi e tutelare i risparmi.

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Investimenti rischiosi, come individuarli e proteggersi

Se non si vuole incorrere nel rischio di perdere l’intero capitale investito e se non si è sufficientemente competenti per comprendere pienamente il gergo dei consulenti finanziari, basta porre delle domande chiare e dirette, prima di investire il proprio denaro in obbligazioni, depositi o prodotti finanziari: la somma che stiamo versando è garantita? Quando la potremo riscattare? Cosa può accedere nel “worst case scenario”, ossia nell’eventualità che si sviluppi il peggiore scenario possibile?

Molti risparmiatori si limitano infatti a richiedere informazioni circa il potenziale rendimento dell’investimento, una palla colta al balzo dagli eventuali consulenti disonesti, che grazie ad abilità retoriche evitano di svelare il concreto fattore di rischio nascosto dietro prodotti pericolosi e tossici. Nel caso delle obbligazioni subordinate, è bene ricordare che questa tipologia di investimento non è controproducente in sé, come hanno fatto notare diversi analisti a seguito del fallimento dei quattro istituti di credito: ciò che è essenziale sottolineare è il livello di consapevolezza di chi decide di sottoscrivere questi strumenti obbligazionari, che presentano dei rischi proporzionali agli elevati profitti promessi.

Sebbene sia responsabilità dell’acquirente informarsi circa i dettagli del prodotto acquisito leggendo con attenzione il contratto, anche gli impiegati degli istituti bancari si possono considerare complici di una sorta di inganno, se i documenti da loro forniti sono poco chiari e se i consulenti stessi non mettono in guardia il risparmiatore circa il rischio a cui sta andando incontro. Inoltre, compito di una banca sarebbe quello di ritagliare su misura dei clienti le forme di investimento a loro più adatte, mentre invece può accadere che sia proprio la banca a spingere gli utenti ad investire su prodotti non idonei al loro profilo.

Cosa sono le obbligazioni subordinate

Quando una società o un ente pubblico intende reperire dei finanziamenti, può offrire delle obbligazioni, ossia dei titoli di credito che garantiscono di norma la restituzione dell’intero capitale versato. Il vantaggio da parte dell’acquirente consiste nel profitto derivato dai tassi d’interesse associati a questi bond, rendimento che può essere erogato sotto forma di una cedola periodica o alla scadenza finale dell’investimento.

A differenza delle obbligazioni standard, quelle subordinate presentano delle caratteristiche particolari: la loro resa può essere maggiore, ma in caso di fallimento o difficoltà finanziare da parte dell’ente emittente, la restituzione del capitale investito non è garantita, e si verifica in ogni caso solo dopo il rimborso dei creditori ordinari. Generalmente vengono emesse come alternativa al collocamento azionario, che presenta costi di gestione più elevati. Al momento di un investimento finanziario è quindi opportuno riuscire a capire da che tipo di obbligazioni è costituito il prodotto che ci viene proposto (questo tipo di bond è chiamato anche “junior”, “tier 1” e “tier 2”) al fine di valutarne i rischi.

Esigere trasparenza e correttezza da parte della banca o dell’istituto finanziario che propone l’investimento è il primo passo per evitare di perdere l’intero capitale: ogni risparmiatore dovrebbe essere informato in caso di acquisto di obbligazioni subordinate, e si consiglia comunque di investire solo una piccola parte dei risparmi totali in prodotti ad alto rendimento ma collegati ad un rischio altrettanto elevato. La parola d’ordine in questo caso è sempre la stessa: diversificare i propri investimenti, indirizzando la maggior parte di questi in porti sicuri, anche se caratterizzati da rendite modeste.