Come aprire un bar: quanto costa e cosa serve tra requisiti, documenti, licenze e corsi

Un sogno che gira intorno ad una semplice domanda: come aprire un bar? Un progetto, tanta voglia di mettersi in gioco e uno spirito imprenditoriale sono tasselli importanti per realizzarlo ma il primo passo da compiere è venire a conoscenza dei costi che si dovranno affrontare e capire cosa serve tra requisiti, documenti, licenze e corsi da seguire.

Passeggiando per la vostra città avete già individuato l’angolino adatto al locale che avete in mente. Un sogno che vi “perseguita” da anni, un po’ come quello di vivere di rendita ma forse ancor più insistente nella vostra testa. Già immaginate i tavolini all’esterno, lo stile retrò, moderno o classico del vostro bar e il logo accattivante che possa invogliare tante persone ad entrare. L’idea è pronta, relegata in un angolo della mente, ma è arrivato il momento di realizzarla su carta. E’ giunto il momento di iniziare a fare i conti, di conoscere le leggi che ruotano intorno all’apertura di una attività e di approfondire la professionalità e la qualità che vorreste offrire ai futuri clienti frequentando corsi che aumentino la competenza necessaria per far sì che il proprio sogno decolli.

Quanto costa aprire un bar e quali documenti occorrono?

Aprire un bar è un progetto imprenditoriale importante, che richiede passione e grande impegno. I costi sono importanti ma si differenziano soprattutto in base alle dimensioni del locale e alla posizione scelta. In generale, possiamo affermare che la cifra minima per l’apertura di un bar di medie dimensioni, includendo affitto, utenze e personale è di circa 50 mila/ 60 mila euro.

L’arredamento è uno degli aspetti più costosi. Il prezzo di un bancone si aggira intorno ai 5 mila euro al metro quadro, cifra che varierà in eccesso o difetto a seconda dei materiali scelti. Poi occorre aggiungere tavoli e sedie, il cui numero varia in base allo spazio esterno ed interno, e le attrezzature necessarie. Basta pensare che esistono macchinette per il caffè che arrivano a costare fino a 2 mila euro o che per un frullatore si potranno spendere anche 300 euro. Elevati costi riguardano anche la possibilità di rilevare un bar già esistente. Si dovrà corrispondere la cifra richiesta al precedente proprietario a cui aggiungere le spese notarili e quelle per il mediatore ove presente, 7-8 mila euro circa. Se avete bisogno di un finanziamento a fondo perduto, vi consigliamo di dare un’occhiata alle possibilità di prestito senza busta paga.

Nel business plan iniziale, tutti questi costi dovranno essere considerati insieme alla valutazione degli incassi che si potrebbero avere, al pagamento del personale, alle spese delle utenze, alle tasse sull’utile e al pagamento dell’IVA. A questo proposito, introduciamo l’argomento relativo alla documentazione necessaria specificando come aprire un bar, essendo un’attività imprenditoriale, presupponga la presenza di una partita IVA. Il futuro proprietario, assistito da un commercialista, dovrà stabilire la forma societaria e iscrivere la nuova società nel Registro delle Imprese competente.

I documenti che servono per mettere in regola il neo imprenditore sono relativi all’iscrizione all’Inps, alla richiesta al comune per ottenere l’autorizzazione all’esposizione dell’insegna, la richiesta all’Agenzia delle Entrate per l’autorizzazione alla vendita al minuto dei superalcolici, il pagamento dei diritti SIAE per la diffusione di musica e immagini e la richiesta di certificazione antincendio ai Vigili del Fuoco (per locali di dimensioni pari o superiori ai 450 mq).

Come aprire un bar: requisiti, licenze e corsi necessari

La prima verifica da attuare nel momento in cui si sceglie un locale da adibire a bar è che l’immobile sia in regola con i requisiti edilizi, urbanistici, igienici e sanitari imposti dalla legislazione. Nello specifico, il locale dovrà essere provvisto di zone separate dedicate:

  • al deposito delle materie prime e/o alimenti confezionati
  • alla produzione di preparazioni gastronomiche o di piccoli pasti
  • al deposito delle sostanze non utilizzate per l’alimentazione
  • allo spogliatoio e ai servizi igienici separati per il personale
  • all’area di somministrazione.

Altri requisiti prevedono che i locali debbano essere sufficientemente ampi, con valori micro-climatici adatti a garantire una condizione di benessere ambientale in relazione ad ogni necessità di lavorazione, areati naturalmente o artificialmente (per evitare la presenza di muffe, condense e microrganismi), dotati di adeguati sistemi di illuminazione artificiale o naturale e realizzati con pareti e pavimenti che possano essere facilmente lavati. Ogni spazio deve avere una destinazione d’uso specifica in modo tale da prestarsi a requisiti specifici. L’area magazzino, ad esempio, dovrà avere pareti lavabili fino a 2 metri da terra, potrà essere posizionato in piano seminterrato (purché con altezza sufficiente e con la giusta areazione) mentre la zona riservata alla cucina dovrà avere una cappa di aspirazione dei vapori con sbocco sul tetto e pareti lisce, facilmente lavabili e disinfettabili, di colore chiaro, con angoli e spigoli arrotondati.

Tra le licenze, ricordiamo che aprire un bar comporta la presentazione della SCIA (la Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al SUAP. E’ un’autocertificazione che attesta come il locale sia in regola con tutti i requisiti e che dovrà essere compilata con l’aiuto di un tecnico abilitato. Infine, la legge prevede che il futuro proprietario frequenti dei corsi burocratici, SAB, HACPP e sulla sicurezza sul lavoro. In più, naturalmente, la persona in questione può decidere di aumentare le proprie competenze, abilità e conoscenze tecniche al di fuori dell’iter legislativo, scegliendo si seguire altri corsi come un impegno personale che lo possa aiutare a portare in alto il proprio sogno di aprire un bar.