Aprire un conto deposito all’estero: si può?

In uno scenario finanziario caratterizzato da tassi d’interesse ai minimi storici sui risparmi depositati, per gli investitori italiani è lecito chiedersi come si stia invece sviluppando la situazione nei vari paesi europei. Investire all’estero, magari aprendo un conto deposito, è possibile legalmente? E se sì, conviene? Cerchiamo di scoprirlo qui di seguito con una disamina dei tassi d’interesse all’estero.

Conti deposito in Europa

È un fatto ormai comunemente assodato: la spirale di deflazione, crisi economica e crescita disomogenea ha spinto la Banca Centrale Europea a prendere delle misure straordinarie di politica monetaria che hanno di fatto azzerato gli interessi sugli investimenti monetari nel vecchio continente, Italia inclusa. Rispetto a due decenni fa, prodotti finanziari come i Buoni Fruttiferi Postali o i BOT offrono oggi un rendimento irrisorio che non incentiva i risparmiatori ad affidare i loro capitali agli istituti di credito. Relativamente ai conti deposito, che prima dell’inizio della crisi (parliamo del 2008) potevano produrre dei profitti interessati, il panorama attuale è contraddistinto da una stagnazione diffusa, con rendite nette che nel migliore dei casi  oscillano intorno all’1%.

In Italia, in data febbraio 2016, i conti a deposito vincolato che propongono le rese migliori sono quello a 60 mesi di Monte dei Paschi di Siena, con un rendimento del 2,50% sui depositi (attenzione però: si tratta del dato lordo, a cui vanno detratte spese aggiuntive di carattere amministrativo), mentre il Conto Deposito Arancio di ING Direct rende interessi pari all’1,20% ma solo per il primo anno ed esclusivamente ai nuovi correntisti. Come si può vedere, si tratta di percentuali nette che difficilmente superano il 2% e che sono comunque abbinate a promozioni che cambiano nel corso dei 6 o 12 mesi futuri. Ma come si presenta la situazione negli altri paesi appartenenti all’Unione Europea?

Tralasciando i dati relativi agli spettacolari tassi d’interessi offerte dalle banche della Bielorussia, della Russia e dell’Ucraina, che presentano rendimenti superiori al 20% associati a rischi altissimi di perdere l’intero capitale, per trovare delle offerte più convenienti rispetto a quelle italiane occorre cercare nel mercato britannico, dove si potranno trovare banche come la Yorkshire Bank e la Clydesdale Bank che propongono depositi vincolati a 5 anni con rendite del 2,50% (in pounds). Rendimenti interessanti nella zona euro si potranno invece individuare a Malta (Bank of Valletta, 2,10% sui conti deposito a 5 anni) ed in Grecia (National Bank of Greece, 1,79% di interessi vincolati a un anno). Per quanto riguarda gli altri paesi UE, come Spagna, Francia e Germania,  i rendimenti ricalcano quelli del nostro paese, con profitti che si attestano intorno al solito 1%. Le possibilità di guadagno investendo all’estero sono quindi limitate, anche se è possibile trovare opportunità in altri continenti, con i relativi livelli di rischio a quali si dovrà sempre prestare attenzione.

Aprire un conto deposito all’estero: è legale?

Non c’è niente di illegale nell’aprire sia un conto corrente che un conto deposito in un paese europeo, sia che l’operazione venga effettuata dall’Italia tramite un bonifico o direttamente nello stato estero. Ovviamente, occorrerà rispettare gli adempimenti fiscali, dichiarando lo spostamento di capitale in un altro paese (se si superano i 10 mila euro) e pagando le imposte sugli eventuali interessi maturati. Tuttavia, è possibile che un istituto di credito all’estero possa negare l’operazione, in quanto interessato esclusivamente ad offrire prodotti d’investimento ai correntisti residenti. In questo momento, all’interno dell’Unione Europea non si è ancora sviluppato un vivace mercato dei conti depositi internazionali (come si può notare dalle pubblicità delle banche, che sono rivolte solo ai risparmiatori nazionali), ma in futuro questo trend potrebbe cambiare, se alimentato da disposizioni favorevoli dai legislatori europei, abbattimento dei costi e facilitazione delle condizioni di apertura di un conto.